index

Coltivazione Elementare: pomodori

In Coltivazione Elementare la terra mai lavorata, non diserbata e coperta da una pacciamatura costante di fieno per uno spessore di circa 20 cm consente di coltivare piante di pomodoro sane e produttive, senza dover ricorrere a irrigazioni continue né concimazioni e men che meno a trattamenti pesticidi.

La semina in semenzaio freddo può avvenire tra febbraio e marzo, ma per il trapianto nell’orto bisognerà attendere che le temperature si stabilizzino sopra i 10°C notturni, come di solito avviene nella tarda primavera, e risulterà fondamentale scegliere una posizione ben soleggiata.

In Natura il pomodoro (Solanum lycopersicum) è una pianta cespugliosa a portamento ricadente.

Esistono moltissime varietà di pomodori, di diverse forme, colori e dimensioni, ma prima di addentrarmi in questo variegato mondo bisogna distinguere tra pomodori a crescita “determinata” e pomodori a crescita “indeterminata”: a seconda della varietà i primi raggiungono un’altezza tra i 50 e i 180 cm, i secondi possono arrivare ai 300 cm.

I pomodori a crescita “determinata” interrompono l’accrescimento con la maturazione dei primi frutti e tendono a produrre i frutti e in periodi concentrati. Le varietà di dimensioni più ridotte possono essere coltivate senza tutoraggi: anche se tendono a sdraiarsi restano accessibili e gestibili. Per quelli di altezza superiore agli 80 cm si pratica lo stesso tutoraggio di cui parlo qui di seguito riguardo i pomodori e crescita indeterminata.

I pomodori a crescita “indeterminata” continuano a crescere anche dopo la maturazione dei primi frutti. Possono arrivare ad una altezza notevole espansione e sviluppano rami che crescendo tendono ad assumere una posizione orizzontale. In Natura non vi è alcuna controindicazione in questo portamento strisciante della pianta, ma noi che vogliamo cogliere e mangiare i frutti dobbiamo mantenerla sollevata da terra per evitare una rapida marcescenza dei frutti a contatto del suolo. Il terreno pacciamato della Coltivazione Elementare diminuisce tale marcescenza, ma dopo aver verificato che anche così le controindicazioni non si risolvono in maniera soddisfacente ho scelto di tutorare le piante di pomodoro.

La crescita sdraiata della folta chioma del pomodoro a crescita indeterminata rende anche difficoltosi la gestione dell’erba spontanea che rispunta dalla pacciamatura e l’avvicinamento fisico alla pianta per i raccolti.

Chi ha dei muretti ben esposti al Sole può ricreare la miglior condizione di crescita, quella più naturale anche se inusuale nelle coltivazioni, cioè il posizionamento sul ciglio del muretto di un terrazzamento dal quale la pianta possa svilupparsi ricadendo liberamente verso il basso. In questo modo i frutti non toccano il terreno e possono essere raccolti dal piano sottostante.

In assenza di muretti il suggerimento è la realizzazione di strutture atte a sorreggere la chioma senza forzarne la crescita naturale e senza che i tutori e le relative legature strozzino la pianta.

Si tratta di un aspetto tanto fondamentale quanto trascurato nella coltivazione del pomodoro. Molte anomalie e malattie dipendono infatti dalle strozzature causate da legature e tutori impropri, i quali alterano il flusso delle linfe e infliggono abrasioni ai tessuti esterni del fusto e dei rami (soprattutto di quelli carichi di frutti). Ho dunque cercato un sistema di sostegno alternativo a quelli comunemente usati e l’ho trovato, indovinate, in Natura!

Seleziono e preparo dei rami secchi robusti e ben ramificati, scegliendone per ogni pianta la quantità (3 o 4) in base alle dimensioni della chioma della varietà di pomodoro che dovranno sostenere. L’altezza minima che consiglio è di 2 metri fuori terra per tutte le varietà. Possono essere rami di resulta di potature o rami caduti raccolti nel bosco oppure robusti bambù al quale non siano state asportate le ramificazioni lungo il fusto. Appuntisco l’estremità inferiore con una roncola e conficco in terra i rami intorno alla piantina realizzando una struttura simile al sostegno dei “teepee” dei nativi americani.

La distanza tra i tutori può variare leggermente a seconda della varietà del pomodoro, ma in genere la struttura dovrà avere un diametro tra gli 80 e i 100 cm. Con uno spago di fibra naturale lego tra loro le cime dei rami che ho piantato in terra e avvolgo la struttura con spire discendenti piuttosto strette (15 cm circa tra l’una e l’altra) sino a livello del terreno. La pianta cresce al centro del teepee e i suoi rami sviluppandosi liberamente in tutte le direzioni trovano un supporto appoggiandosi alle ramificazioni dei tutori circostanti e alle spire di spago, senza che sia necessaria alcuna legatura.

Chi non avesse a disposizione rami ben ramificati può usare bastoni robusti, posizionarli analogamente a quanto prima descritto e intensificare le spire di spago per sopperire alla mancanza di ramificazioni dei tutori.

La pianta lasciata libera di crescere senza strozzature distribuisce l’energia equamente in tutta la chioma rendendo inutile la pratica diffusa dell’asportazione delle femminelle.

Le cosiddette “femminelle” sono rami nascenti dall’ascella della foglia nel punto di inserimento di un ramo. Nella pratica tradizionale vengono asportate (“sfemminellatura” o “scacchiatura”) perché si ritiene che sviluppandosi sottraggano energia produttiva alla pianta. Questo è vero solo per le piante concimate che hanno una produzione di vegetazione innaturale. In Coltivazione Elementare le femminelle si rivelano nella loro originaria e naturale funzione, ovvero rami di riserva che sviluppandosi prolungano la produzione sino all’autunno inoltrato senza squilibri per la pianta la produzione iniziata in estate.

Quando nell’autunno termina la produzione taglio la pianta cresciuta nel teepee alla base (le radici come sempre restano in terra) e la sfilo dall’interno all’esterno della struttura per poi stagliuzzarla lasciando i pezzetti sulla pacciamatura. Il teepee resta in piedi, pronto per la coltivazione dell’anno successivo. Se nella parcella voglio invece coltivare altre piante invernali, smonto tutto e ripongo i materiali da una parte, pronti per essere riusati per la piantagione tardo-primaverile dei pomodori.

Con questo sistema di tutoraggio privo di legature i pomodori crescono sani e forti, mentre nei pomodori legati le cosidette malattia trovano facile preda. Il problema quindi non sono le cosiddette malattie, ma l’errore di forzatura e strozzatura commesso a monte, al quale la Natura cerca di rimediare riducendo rapidamente a humus -tramite le cosiddette malattie- le piante con crescita anomala. Così opera la Natura per dare forza a quelle sane.

In Coltivazione Elementare la terra mai lavorata, non diserbata e coperta da una pacciamatura costante di fieno per uno spessore di circa 20 cm consente di coltivare piante di pomodoro sane e produttive, senza dover ricorrere a irrigazioni continue né concimazioni e men che meno a trattamenti pesticidi.

La semina in semenzaio freddo può avvenire tra febbraio e marzo, ma per il trapianto nell’orto bisognerà attendere che le temperature si stabilizzino sopra i 10°C notturni, come di solito avviene nella tarda primavera, e risulterà fondamentale scegliere una posizione ben soleggiata.

In Natura il pomodoro (Solanum lycopersicum) è una pianta cespugliosa a portamento ricadente.

Esistono moltissime varietà di pomodori, di diverse forme, colori e dimensioni, ma prima di addentrarmi in questo variegato mondo bisogna distinguere tra pomodori a crescita “determinata” e pomodori a crescita “indeterminata”: a seconda della varietà i primi raggiungono un’altezza tra i 50 e i 180 cm, i secondi possono arrivare ai 300 cm.

I pomodori a crescita “determinata” interrompono l’accrescimento con la maturazione dei primi frutti e tendono a produrre i frutti e in periodi concentrati. Le varietà di dimensioni più ridotte possono essere coltivate senza tutoraggi: anche se tendono a sdraiarsi restano accessibili e gestibili. Per quelli di altezza superiore agli 80 cm si pratica lo stesso tutoraggio di cui parlo qui di seguito riguardo i pomodori e crescita indeterminata.

I pomodori a crescita “indeterminata” continuano a crescere anche dopo la maturazione dei primi frutti. Possono arrivare ad una altezza notevole espansione e sviluppano rami che crescendo tendono ad assumere una posizione orizzontale. In Natura non vi è alcuna controindicazione in questo portamento strisciante della pianta, ma noi che vogliamo cogliere e mangiare i frutti dobbiamo mantenerla sollevata da terra per evitare una rapida marcescenza dei frutti a contatto del suolo. Il terreno pacciamato della Coltivazione Elementare diminuisce tale marcescenza, ma dopo aver verificato che anche così le controindicazioni non si risolvono in maniera soddisfacente ho scelto di tutorare le piante di pomodoro.

La crescita sdraiata della folta chioma del pomodoro a crescita indeterminata rende anche difficoltosi la gestione dell’erba spontanea che rispunta dalla pacciamatura e l’avvicinamento fisico alla pianta per i raccolti.

Chi ha dei muretti ben esposti al Sole può ricreare la miglior condizione di crescita, quella più naturale anche se inusuale nelle coltivazioni, cioè il posizionamento sul ciglio del muretto di un terrazzamento dal quale la pianta possa svilupparsi ricadendo liberamente verso il basso. In questo modo i frutti non toccano il terreno e possono essere raccolti dal piano sottostante.

In assenza di muretti il suggerimento è la realizzazione di strutture atte a sorreggere la chioma senza forzarne la crescita naturale e senza che i tutori e le relative legature strozzino la pianta.

Si tratta di un aspetto tanto fondamentale quanto trascurato nella coltivazione del pomodoro. Molte anomalie e malattie dipendono infatti dalle strozzature causate da legature e tutori impropri, i quali alterano il flusso delle linfe e infliggono abrasioni ai tessuti esterni del fusto e dei rami (soprattutto di quelli carichi di frutti). Ho dunque cercato un sistema di sostegno alternativo a quelli comunemente usati e l’ho trovato, indovinate, in Natura!

Seleziono e preparo dei rami secchi robusti e ben ramificati, scegliendone per ogni pianta la quantità (3 o 4) in base alle dimensioni della chioma della varietà di pomodoro che dovranno sostenere. L’altezza minima che consiglio è di 2 metri fuori terra per tutte le varietà. Possono essere rami di resulta di potature o rami caduti raccolti nel bosco oppure robusti bambù al quale non siano state asportate le ramificazioni lungo il fusto. Appuntisco l’estremità inferiore con una roncola e conficco in terra i rami intorno alla piantina realizzando una struttura simile al sostegno dei “teepee” dei nativi americani.

La distanza tra i tutori può variare leggermente a seconda della varietà del pomodoro, ma in genere la struttura dovrà avere un diametro tra gli 80 e i 100 cm. Con uno spago di fibra naturale lego tra loro le cime dei rami che ho piantato in terra e avvolgo la struttura con spire discendenti piuttosto strette (15 cm circa tra l’una e l’altra) sino a livello del terreno. La pianta cresce al centro del teepee e i suoi rami sviluppandosi liberamente in tutte le direzioni trovano un supporto appoggiandosi alle ramificazioni dei tutori circostanti e alle spire di spago, senza che sia necessaria alcuna legatura.

Chi non avesse a disposizione rami ben ramificati può usare bastoni robusti, posizionarli analogamente a quanto prima descritto e intensificare le spire di spago per sopperire alla mancanza di ramificazioni dei tutori.

La pianta lasciata libera di crescere senza strozzature distribuisce l’energia equamente in tutta la chioma rendendo inutile la pratica diffusa dell’asportazione delle femminelle.

Le cosiddette “femminelle” sono rami nascenti dall’ascella della foglia nel punto di inserimento di un ramo. Nella pratica tradizionale vengono asportate (“sfemminellatura” o “scacchiatura”) perché si ritiene che sviluppandosi sottraggano energia produttiva alla pianta. Questo è vero solo per le piante concimate che hanno una produzione di vegetazione innaturale. In Coltivazione Elementare le femminelle si rivelano nella loro originaria e naturale funzione, ovvero rami di riserva che sviluppandosi prolungano la produzione sino all’autunno inoltrato senza squilibri per la pianta la produzione iniziata in estate.

Quando nell’autunno termina la produzione taglio la pianta cresciuta nel teepee alla base (le radici come sempre restano in terra) e la sfilo dall’interno all’esterno della struttura per poi stagliuzzarla lasciando i pezzetti sulla pacciamatura. Il teepee resta in piedi, pronto per la coltivazione dell’anno successivo. Se nella parcella voglio invece coltivare altre piante invernali, smonto tutto e ripongo i materiali da una parte, pronti per essere riusati per la piantagione tardo-primaverile dei pomodori.

Con questo sistema di tutoraggio privo di legature i pomodori crescono sani e forti, mentre nei pomodori legati le cosidette malattia trovano facile preda. Il problema quindi non sono le cosiddette malattie, ma l’errore di forzatura e strozzatura commesso a monte, al quale la Natura cerca di rimediare riducendo rapidamente a humus -tramite le cosiddette malattie- le piante con crescita anomala. Così opera la Natura per dare forza a quelle sane.